Andrea Scanzi, non credo che abbia bisogno di presentazioni, è giornalista del Fatto Quotidiano e uno dei personaggi più noti e seguiti sui social in Italia.
Recentemente è stato oggetto di una campagna d’odio sui social bilaterale, da un lato è stato attaccato perché secondo alcuni avrebbe richiesto illegittimamente di essere vaccinato.
A questo, si aggiunge la questione posta sul suo essere un caregiver familiare.
In particolare sono stati avanzati dubbi sul fatto che lui possa effettivamente essere considerato tale, alla luce anche delle foto comparse in rete dei suoi genitori, apparentemente persone in buone condizioni di salute.
Ad Abundantiam, sempre secondo quei detrattori che hanno avviato una shit storm senza precedenti nei suoi confronti, egli avrebbe sfruttato la condizione dei genitori, per ottenere la somministrazione di un vaccino non dovuto.
La vicenda la spiega lo stesso Scanzi nella sua memoria difensiva affidata ai social.
Per quanto concerne l’aver richiesto di rendersi disponibile alla somministrazione di Astrazeneca nelle liste dei riservisti, ha ragione lui.
Il governo ha dato disposizioni in questo senso, le regioni invece agiscono autonomamente.
Ad esempio, se guardiamo all’Emilia-Romagna, per i riservisti sono previste delle specifiche indicazioni, in particolare, secondo l’assessore Donini “sono individuati tra coloro che erano già prenotati per i giorni successivi e che, all’atto della prenotazione, hanno indicato la disponibilità a raggiungere entro breve il centro vaccinale per avere il vaccino,”. L’assessore precisa però che nella nostra regione, devono però rientrare tutti nei target oggetto di vaccino.“
Secondo le disposizioni dell’Emilia-Romagna Scanzi non ne avrebbe avuto diritto, non essendovi liste dei riservisti se non tra coloro che erano già in lista per i vaccini.
Nulla è dato sapere nella regione Toscana, ma se l’ASL, ha rilasciato il nullaosta sulla legittimità del suo comportamento, nulla si può dire.
In ogni caso per chi avanza dei dubbi, la procura di Arezzo ha aperto un fascicolo conoscitivo, senza alcun reato ipotizzato.
2.
Un ulteriore questione incidentale, riguarda il fatto se Scanzi, come caregiver, rientri nella categoria di persone già ammesse alle vaccinazioni.
Secondo quanto riportato dal sito del Ministro per le disabilità
“Le ultime raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19 elaborate dal Ministero della Salute includono fra le persone in CATEGORIA 1 (Elevata fragilità): le persone con sindrome di Down e le persone con Disabilità grave (ai sensi della legge 104/1992 art. 3, comma 3). In quest’ultimo caso, è prevista anche la vaccinazione dei familiari conviventi e caregiver che forniscono assistenza continuativa in forma gratuita o a contratto“.
Il sito del Ministro per le disabilità prosegue, stabilendo che solo “nel caso di persone con Disabilità grave (ai sensi della legge 104/1992 art. 3, comma 3) è prevista anche la vaccinazione dei familiari conviventi e caregiver che forniscono assistenza continuativa in forma gratuita o a contratto. Queste persone riceveranno, in base alla disponibilità dei vaccini e alle modalità di prenotazione\somministrazione della Regione di appartenenza, la vaccinazione in via prioritaria.“
Indi per cui andrà accertato, se i genitori di Scanzi, abbiano una forma di disabilità grave ai sensi dell’art. 3, comma 3 legge n. 104 del 1992 e se lo stesso svolga come caregiver una forma di assistenza continuativa, condicio sine qua non per l’ammissione alla vaccinazione in qualità di caregiver.
Qualora lo stesso non soddisfi i criteri per essere definito caregiver, potrebbe sempre comunque essere ammesso alla vaccinazione come familiare, purché sia effettivamente convivente.
3.
Non mettendo in dubbio la parola del giornalista, occorre ora domandarsi se effettivamente Scanzi possa essere considerato caregiver, come lui stesso si definisce.
La risposta in questo caso è un No.
Se guardiamo alla definizione, l’unica norma nazionale, che istituisce la figura giuridica del caregiver e ne attua un riconoscimento è contenuta nell’art. 1 comma 255 della legge n. 205/2017 che dispone: “si definisce caregiver familiare la persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto ai sensi della legge 20 maggio 2016, n. 76, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, ovvero, nei soli casi indicati dall’articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, di un familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi della legge 11 febbraio 1980, n. 18.“
Per cui in questo caso, il riconoscimento viene attribuito a colui che si prende cura di un familiare entro il secondo grado che abbia una grave disabilità, riconosciuta tale ai sensi dell’art. 3, comma 3 della legge 104.
In questo però la norma sulla vaccinazione, indica il caregiver in coloro che forniscono assistenza continuativa in forma gratuita o a contratto. La retribuzione della prestazione è un elemento che non è presente nella definizione nazionale.
Le linee guida di Eurocarers la rete europea delle organizzazioni che rappresentano i caregivers, stabiliscono che il caregiver è “colui che si prende cura, a titolo non professionale e gratuito“.
Non indago sulle condizioni di salute dei genitori di Scanzi, non mi permetterei mai, chi lo ha fatto ha raggiunto un livello di bassezza incommensurabile.
Nelle more dell’approvazione di un disegno di legge che disciplini compiutamente la figura giuridica del caregiver, la confusione, sul tema, regna sovrana.
È facile che Scanzi, nella foga di dichiarare al mondo che non aveva paura di farsi iniettare Astrazeneca, non abbia tenuto conto delle implicazioni che questo suo gesto avrebbe avuto a livello mediatico, o forse ben conscio, ha voluto ugualmente procedere, pur sapendo che ciò avrebbe scatenato delle polemiche.
Può essere anche che sia stato indotto in errore dalle dichiarazioni di altri prima di lui.
Mi riferisco alle parole di Zaia, che poche settimane fa aveva dichiarato che i caregivers sono coloro che “fanno da autisti… che portano in giro, magari“.
Prima di lui Anna Parente di Italia Viva, che aveva scambiato i caregiver con quelli che ti portano la macchina.
C’è una confusione sul tema dei caregivers con differenti definizioni della stessa figura e
nessuna procedura che consenta alla persona di ottenere quel riconoscimento formale del ruolo e delle competenze del caregiver che, come attore indispensabile all’interno della rete del percorso di cura e assistenza, gli consenta di essere destinatario di misure e provvedimenti normativi specifici.
Per questo motivo non si ritiene si debba condannare Scanzi.
Come altri, lo scrittore e giornalista del Fatto Quotidiano, ha peccato di leggerezza su una questione poco chiara.
E se guardiamo, non è la prima volta che come giornalista si è occupato del tema, dimostrando un interesse per una categoria da sempre emarginata dalla politica e dall’informazione che conta.
Archiviata la vicenda, auguriamo a Scanzi che i suoi vengano vaccinati al più presto, così come lo auguriamo a tutte le persone con disabilità e caregivers che aspettano reclusi in casa, nell’attesa di un vaccino capace di farli sentire un po’ più al riparo.
Su questo ultimo punto ci tengo a precisare che, nonostante le raccomandazioni del governo i disabili gravi ai sensi dell’art. 3 comma 3 legge 104 non rientrano ancora nei piani vaccinali delle regioni, indi per cui le persone con disabilità che intendono farsi vaccinare devono fare valere la nota del neo Ministro per la disabilità con le unità sanitarie locali.