Le tecnologie di georeferenziazione per ridurre la diffusione del Covid-19
In Corea del Sud, per ridurre la diffusione del Covid-19 il governo ha messo in campo tecnologie di georeferenziazione dei casi di contagio. L’intento è quello d’individuare le singole zone dove si concentrano dei focolai, rendendo disponibili i dati ai cittadini su mappe molto precise.
Le tecnologie di contact tracing adoperate consentono alla popolazione di avere sotto controllo attraverso mobile devices, i luoghi di contagio, con dati aggiornati in tempo reale.
Stiamo ovviamente parlando della Corea del Sud, che assieme al Giappone, è uno dei paesi tecnologicamente più avanzati al mondo.
In Cina per il tracciamento dell’infezione vengono utilizzate piattaforme social create da enti governativi (se volete conoscere le applicazioni utilizzate, vi consiglio questo articolo) che fanno uso delle ultime tecnologie informatiche.
Vi è da dire che in Cina non sono malleabili come nelle democrazie liberali, la privacy non esiste nemmeno per le proprie condizioni di salute, a fortiori, in una situazione emergenza nazionale, come quella indotta dal Coronavirus, chi mente in tali situazioni ha conseguenze sulla fedina penale.
Ausili per persone con disabilità
Big Data, mappe per la georeferenziazione, calcolatori elettronici con grandi capacità computazionali, tecnologie messe in campo per individuare correlazioni tra fenomeni diversi, al fine di riprodurre simulazioni predittive per lo sviluppo degli scenari futuri.
Lo stesso Bill Gates, in un post sul suo blog, parlava dell’importanza del machine learning (l’apprendimento automatico), nell’aiutare la ricerca allo sviluppo di un vaccino.
Drug discovery can also be accelerated by drawing on libraries of compounds that have already been tested for safety and by applying new screening techniques, including machine learning, to identify antivirals that could be ready for large-scale clinical trials
Le tecnologie di georeferenzazione sono impiegate con successo nei paesi più sviluppati per prevenire la criminalità. Avendo la possibilità di visualizzare su una mappa geografica le zone di maggiore concentrazione dei reati (hot spot), intervenendo poi con risposte decise su tali zone, è possibile ridurre i tassi di criminalità. Per la pronta ed efficace risposta, tali tecnologie sono considerate predittive, in quanto in grado di elaborare modelli di sviluppo e spostamento della criminalità.
Oggetto di ricerche ed indagini che prevedono l’impiego di dati spaziali e geografici, non è solo la criminalità tradizionale, nei paesi più avanzati si ricorre all’utilizzo di tali tecnologie anche per la prevenzione dei reati ambientali.
Il medesimo principio può essere adottato per prevenire la diffusione del Coronavirus attraverso l’individuazione delle zone ad alta concentrazione di persone positive. C’è chi teorizza la necessità di mettere al servizio della collettività una task force epidemiologica europea che si avvalga dei maggiori strumenti geografici offerti dalla tecnologia.
Adoperando gli strumenti messi a disposizione dalla Esri, ricorrendo alla tecnologia ArcGIS, la Johns Hopkins University ha pubblicato una mappa interattiva mondiale ( costantemente aggiornata e visualizzabile gratuitamente ) dei decessi, dei guariti e dei casi positivi di Coronavirus.
Come potete vedere, la mappa per l’Italia, riporta il numero totale come per gli altri paesi, senza tuttavia offrire un profilo attendibile del rischio geografico.
Sempre la Esri ha creato un Data Hub GIS sul COVID-19. Ricorrendo a questo Hub, dalla GIS Unit – Emergency Division United Nations World Food Programme è stata creata una mappa dell’Italia, maggiormente dettagliata, con i dati forniti dalla Protezione Civile.
Mettere le persone in grado di percepire rischi e pericoli, li pone nella condizione di isolare volontariamente le zone di contagio, imponendo loro un cambiamento nello stile di vita e nelle abitudini.
Al di là dell’efficacia preventiva, l’impiego di tali tecniche consente inoltre ai policy makers di migliorare l’impiego di risorse pubbliche predisponendo strutture sanitarie laddove maggiori sono i rischi di contagio.