Nessuna rivalutazione per gli assegni di cura
Dal 1° gennaio 2023 è entrato in vigore l’aumento dello stipendio dei lavoratori domestici (Colf, badanti ed assistenti famigliari in generale). Oltre l’aumento dei salari è aumentato il costo dei contributi previdenziali.
L’aumento della retribuzione è del 9,2%. L’aumento è dovuto sostanzialmente all’adeguamento dei salari all’inflazione rilevata che nel 2022 secondo l’ISTAT, si attesta all’11,5%.
Tale aumento come hanno ormai fatto rilevare i sindacati, inciderà pesantemente sul bilancio famigliare a seconda del livello contrattuale e del numero di ore svolte.
Sul calcolo del relativo aumento vi rimando ai numerosi siti internet che hanno effettuato i relativi conteggi, come di consueto mi limiterò ad effettuare alcune valutazioni del tutto personali.
Anzitutto nessuno mette in dubbio che i lavoratori debbano avere uno stipendio che consenta loro di far fronte al caro vita e quello del lavoro domestico è un settore variegato dove spesso si nascondono veri e propri casi di sfruttamento con lavoratori costretti a turni di 24 ore, mal pagati, senza giorni di ferie e non in regola.
Al di là delle esigenze sacrosante del lavoratore in regola, un tale aumento può avere importanti ricadute negative sull’intero comparto.
Da un lato l’innalzamento dello stipendio può provocare indirettamente l’aumento del lavoro nero e l’aumento della domanda di ricovero nelle strutture residenziali e quindi, di conseguenza, provocare una riduzione globale dell’assistenza domiciliare.
Dunque, oltre l’aumento dell’inflazione all’11,5% le famiglie con una persona con disabilità assistita al domicilio devono far fronte all’aumento dei salari al 9,5%, senza ricevere alcun aiuto di carattere aggiuntivo per il mantenimento del famigliare al domicilio.
Per venire incontro alle famiglie il governo sta pensando ad un Bonus fino a 1.500 euro. A questo proposito bisogna vedere se il bonus verrà esteso a tutte le famiglie che hanno in carico un lavoratore domestico oppure se avrà delle limitazioni ed alcune rimarranno escluse nonostante abbiano dovuto far fronte agli aumenti.
Nessuna rivalutazione per gli assegni di cura
A tutto quanto rilevato si aggiunga, che gli assegni di cura ed assistenza regionali disposti per consentire l’assistenza a domicilio della persona non autosufficiente e supportare le famiglie nel lavoro di cura, non sono adeguati all’inflazione.
La perequazione annuale è già prevista per le pensioni d’invalidità e l’assegno di accompagnamento e gli altri sussidi assistenziali previsti a livello nazionale, mentre come detto, rimangono esclusi gli assegni di cura ed assistenza regionali.
Se guardiamo ad esempio agli assegni di cura disposti dalla regione Emilia-Romagna, fin dalla loro costituzione, il loro importo non ha subito alcun adeguamento, rimanendo invariati nonostante l’aumento generale del costo della vita.
Per l’Emilia-Romagna oltre a non essere aggiornati al carovita, sono tra i più bassi (nel livello minimo) disposti dalle regioni. L’assegno di cura e d’assistenza di livello base per i disabili gravi parte da 300 € mensili a fronte di regioni che prevedono assegni di cura che partono da 600 € o 800 € mensili ed aumentano a seconda della gravità e del grado d’intensità assistenziale.
Nessuna rivalutazione per gli assegni di cura
A parte ciò anziché ricorrere a bonus e misure una tantum, un governo che si rispetti dovrebbe intervenire su più fronti con misure strutturali e draconiane.
1-consentire una detrazione totale o all’80% degli stipendi dei lavoratori domestici: una misura di tal genere ridurrebbe in maniera significativa i ricoveri in struttura (non più sostenibili), comporterebbe l’emersione del lavoro nero ed aumenterebbe gli introiti derivanti dalla tassazione, senza contare gli effetti indiretti positivi per l’economia in generale generati dall’aumento dei consumi.
2- Introduzione della scala mobile o rivalutazione annuale degli assegni di cura ed assistenza. Se aumenta annualmente il costo per l’assistenza deve, di conseguenza, aumentare proporzionalmente l’ammontare degli assegni di assistenza disposti dalle regioni.