“Ho la Carta d’identità, il Codice Fiscale, la Tessera Sanitaria, lo SPID, l’ISEE, il Red, il CUDE, il Green Pass con la terza dose, po’ savut?”
“Manca la Disability Card, senza di quella non può entrare”.
Disability Card come il Green Pass
La Disability Card strumento per agevolare l’inclusione nato dalla Strategia dell’Unione Europea per il programma EU sulla disabilità era già stata prevista nella Legge di Bilancio del 2019.
Non mi dilungo sulle caratteristiche tecniche della carta disponibili ovunque su internet, voglio semplicemente far presente che la sua adozione presenta luci ed ombre alle quali nessuno fino ad ora ha voluto o saputo fornire una risposta.
In pompa magna la Disability Card è stata presentata come uno strumento con il quale sarà possibile usufruire di una serie di servizi in forma gratuita o a costo ridotto.
Da premettere che come sempre accade, per i dettagli tecnici e l’elenco dei servizi e delle agevolazioni previste bisognerà attendere l’adozione di un ulteriore provvedimento.
Al di là di questo nessuno ha chiarito se la mancata esibizione della Disability Card possa diventare motivo di esclusione dalla possibilità di usufruire di quei servizi che fino ad ora per le persone con disabilità erano garantiti.
Disability Card come il Green Pass
La Legge di Bilancio del 2019 non lo menziona, la stessa all’art. 1 comma 301 stabilisce unicamente che il rilascio della carta ha il compito di agevolare l’accesso ai benefici, supporti ed opportunità utili alla promozione dei diritti delle persone con disabilità, specificando che le caratteristiche tecniche della Carta sono conformi alle indicazioni della Commissione Europea.
Il sito ufficiale del progetto rifacendosi al XX Rapporto Annuale dell’INPS individua la Disability Card come lo strumento per dimostrare la propria condizione di invalidità, all’ente erogatore dei benefici, quali agevolazioni per i trasporti o tariffe agevolate.
Se guardiamo al parere favorevole del Garante della Privacy vediamo che egli precisa che la carta deve essere presentata dall’interessato all’erogatore “unitamente al proprio codice fiscale (non presente sulla Carta) e ad un suo documento di identità”.
Ora mi domando quale sia l’utilità della Carta se poi in aggiunta si debbano mostrare i documenti d’identità.
In alternativa le informazioni contenute nella Disability Card potevano essere introdotte nella CIE 3.0, la versione più aggiornata della Carta d’Identità Elettronica.
La nuova carta d’identità è pienamente compatibile con il sistema NFC e RFID con il pieno supporto a Windows, macOS, Android e Linux ed è proprio concepita per agevolare l’accesso ai servizi pubblici rispetto allo stesso SPID.
Un qualunque esperto in fatto di digitalizzazione dei sistemi della pubblica amministrazione avrebbe potuto farglielo notare.
Disability Card come il Green Pass
Ancora una volta dunque si aumentano le incombenze burocratiche nei confronti delle persone con disabilità. Eppure nell’ordinamento esistono norme specifiche che in alcuni settori vietano di imporre aggravi di tipo burocratico/amministrativo alle famiglie che hanno nel nucleo una persona fragile.
La sensazione è che la nuova carta più che un’agevolazione sia stata concepita come uno strumento di controllo e catalogazione.
D’altronde cosa ci si può pretendere da un governo che alimenta lo spauracchio del falso invalido?
La fumosità del provvedimento si evince anche dal fatto che nell’Unione solo 8 paesi hanno aderito al progetto, e si tratta per lo più di paesi appartenenti all’Europa dell’Est.
Secondo quanto dichiarato la Disability Card consentirà di viaggiare più facilmente tra gli stati dell’Unione Europea assicurando parità di accesso ai servizi, dai sistemi di trasporti, all’accesso ai musei e alle attività ricreative disponibili all’estero.
Mi domando in questo caso come possa facilitare lo spostamento tra gli Stati quando, trattandosi di un progetto pilota, è stato adottato solo da 8 Stati.
Se si volesse realmente agevolare lo spostamento delle persone con disabilità nell’Unione Europea, si eliminerebbero le disposizioni che impediscono alle persone con disabilità di poter ricevere i trattamenti economici assistenziali quando ci si trasferisce all’estero, come l’invalidità e l’accompagnamento.
Disability Card come il Green Pass
In definitiva, tornando a noi, la Disability Card rappresenta l’ennesimo laccio e lacciuolo inutile, stigmatizzante che non porterà ad alcun vantaggio nemmeno in termini pratici.
Il fatto è che non esistono norme che impongono ai musei, ai cinema e agli organizzatori degli spettacoli di stabilire un prezzo calmierato, il tutto oggigiorno viene lasciato all’humana pietatis o alla discrezionalità dell’ente.
D’ora in avanti invece quelli che non si vorranno adeguare potranno lavarsene le mani adducendo responsabilità pretestuose all’ente pubblico certificatore.
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Mia personale opinione è che le battaglie per l’inclusione non si conducono costringendo una persona ad alzare il simbolo dello stigma in piazza “Ehi, sono qua, sono io la persona con disabilità“.
Viviamo infatti in un mondo interconnesso dove esistono tecnologie IOT (Internet of Things), talmente potenti, precise, affidabili, sicure e rispettose della privacy che rendono obsoleto qualsiasi cartellino identificativo o Green Pass del piffero.