Nessun nuovo servizio per l’area della disabilità.
Con la presente farò una disamina sul programma welfare di Democratici per Pieve e andrò a toccare tutti i punti inseriti all’interno della brochure distribuita.
Andiamo con ordine, iniziamo dal primo punto:
- “Creare un Centro per le Famiglie a Pieve presso la Casa della salute, ovvero un luogo in cui sostenere le nostre famiglie”.
In questo primo punto, si rimane eccessivamente sul generico non viene specificato che cosa debba intendersi per sostegno alle famiglie, vi è il rischio in questo caso che si ripropongano in altri spazi prestazioni e servizi già esistenti, senza giungere a nulla di nuovo.
- “In collaborazione con ASP, realizzare il nuovo Centro diurno per anziani grazie alla riqualificazione di Casa Martinelli”.
Progetto sicuramente ambizioso, già in fase di realizzazione, che lascia spazio ad alcuni dubbi.
Anzitutto critico la scelta di realizzare un nuovo Centro diurno rispetto l’esistente. Salvo che il lascito testamentario non abbia imposto un vincolo di destinazione d’uso dell’immobile, sarebbe stato a mio avviso più idoneo giungere alla creazione di una struttura casa-famiglia o co-housing per ospitare le persone con gravi disabilità rimasti privi del sostegno dei genitori.
Cento (FE) ha la Coccinella Gialla, a Pieve, non sussiste alcuna struttura di questo tipo, e non conosciamo se vi siano strutture analoghe nell’ambito dell’Unione Reno Galliera destinate al Dopo di Noi. Tutto ciò sarebbe stato reso possibile, dai fondi previsti per gli Enti Locali, per la realizzazione di tali progetti, dalla legge n. 112 del 2016 voluta dal governo Renzi.
Ad ogni modo, si è preferito in collaborazione con ASP Pianura EST, creare una struttura per il sostegno dell’utenza anziana, che andrà a beneficio di persone dell’intero distretto socio sanitario, immagino per soggetti non necessariamente solo di Pieve. Struttura che non si sa, se andrà ad aggiungersi o ad ampliare quella già esistente.
- “Proseguire con i servizi di assistenza relativi alla consegna dei pasti a domicilio per anziani”
Mi sembra il minimo che si continuino ad offrire tali tipologie di servizio, stavano pianificando per caso una loro sospensione? Sono servizi che prevedono una compartecipazione delle spese, per cui la loro prosecuzione, in ogni caso, non dovrebbe essere messa in discussione.
A Copparo il Movimento 5 Stelle ha proposto, come potenziamento dell’ospedalizzazione domiciliare, il servizio di Radiologia Domiciliare Pubblica, un unicum avviato con successo a Torino dalla Regione Piemonte, e non ancora esistente in Emilia Romagna.
A Pieve invece dovremmo accontentarci e ringraziare per i pasti a domicilio per anziani, realtà ormai scontata e consolidata in tutti i Comuni d’Italia.
- “Promuovere a livello di Unione Reno Galliera l’attivazione di un servizio “badanti”, ovvero di un servizio a cui tutte le famiglie possano rivolgersi per la ricerca e l’attivazione di contratti con le badanti”.
Nonostante siano sconosciute le modalità attuative, attenendoci al tenore letterale delle parole e dell’enunciato, “servizio a cui tutte le famiglie possano rivolgersi per la ricerca e l’attivazione di contratti con le badanti”, tutto questo ricorda vagamente un servizio d’informazione analogo a quello svolto da ogni CAF.
Il rischio, è di creare un servizio analogo a quello già presente sul territorio, salvo che non intendano anche per attivazione di contratti, il disbrigo gratuito di gestione delle buste paga, il servizio di attivazione dei contratti in sé è già gratuito, quello che paghi è la gestione delle comunicazioni con INPS e buste paga del lavoratore assunto.
- “Proseguire nella collaborazione con la Caritas per la gestione de “Il Ponte” (alloggi per emergenza abitativa) e per il sostegno ai più bisognosi (in particolare Banco Alimentare)”.
Anche in questo caso abbiamo la continuazione di un servizio già esistente sul territorio, nulla di nuovo. Sicuramente un servizio fondamentale la cui prosecuzione è un ottima cosa, almeno per quanto riguarda gli alloggi previsti nella struttura “Il Ponte”..
- In collaborazione con ACER proseguire nella riqualificazione degli alloggi pubblici e sollecitare il completamento del cantiere in via Mondine che sarà destinato a giovani ed anziani.
L’emergenza abitativa è un problema per gli amministratori degli enti locali, così come la riqualificazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, la cui gestione viene affidata dai comuni a società che si occupano della manutenzione degli immobili, che spesso lo fanno in assoluta economia, in maniera del tutto inefficiente, sperando in finanziamenti europei e nazionali per l’edilizia sociale e contributi dei comuni.
Riqualificare gli alloggi significa svolgere interventi che consentono un risparmio energetico in modo tale da consentire il raggiungimento di uno standard del comfort abitativo, un risparmio di spesa sulla bolletta energetica per l’utenza, già allo stremo, e una riduzione dei consumi.
Gli interventi effettuati in questi anni sono stati minimi, in quanto ci si attendeva il completamento del cantiere in Via delle Mondine, ma così non è stato.
- “Per i nuovi alloggi in via Mondine da affittare a prezzi calmierati predisporre apposito bando rivolto solo alle giovani coppie”.
Bisogna vedere in questo caso che cosa intendono per prezzi calmierati. Generale indeterminatezza anche su quali saranno i criteri di scelta delle giovani coppie.
Mancano in questo caso famiglie con persone con disabilità nella scelta dei soggetti destinatari, ci si spera (ma si dubita fortemente), essendo il progetto già previsto, nell’ampliamento delle categorie dei soggetti beneficiari.
- “Proseguire l’esperienza del Tavolo della Solidarietà estendendo tale modello a tutto il tessuto associativo per sostenere il dialogo e la collaborazione con e fra le associazioni”.
Niente da segnalare.
- “Attraverso l’Unione Reno Galliera organizzare e proporre corsi per l’apprendimento dell’uso delle nuove tecnologie per anziani, per le famiglie e per i minori.”
Già dal 2012 c’era il corso di formazione gratuito Pane e Internet per l’alfabetizzazione digitale di pensionati, immigrati, donne e chiunque fosse interessato ad apprendere l’uso del computer e di internet.
Per cui anche in questo caso, nulla di nuovo.
Altre parti del documento dove si parla di sostegno e assistenza.
Scuola
- “Mantenere elevato il sostegno ai bambini con disabilità e difficoltà di apprendimento, con più risorse ma anche con nuovi modelli organizzativi come l’educatore di plesso”.
Bene che si tenga elevato il sostegno all’inclusione scolastica, deve essere sempre garantito un rapporto ottimale tra studenti con disabilità ed educatori fin dall’inizio dell’anno scolastico.
Gli studenti con disabilità necessitano di insegnanti formati professionalmente in maniera adeguata, che possano seguire per tutto l’anno scolastico e di continuo, senza interruzioni, l’alunno.
L’educatore di plesso, è una figura introdotta dalla città Metropolitana di Bologna, è una nuova figura, assegnata ad un plesso specifico (cioè a una singola scuola di un Istituto comprensivo) con un pacchetto orario prestabilito complessivo (Attenzione: non inerenti a uno o più singoli alunni).
Un aspetto positivo è che questa nuova figura permette agli educatori di non perdere ore in caso di assenza di uno specifico alunno dato che non stacca dal servizio, ma rimane a disposizione del plesso scolastico.
Un aspetto molto negativo è che nelle poche ore di programmazione previste, a fronte dei numerosi progetti che l’educatore deve realizzare, devono rientrare anche le gite, le uscite ed eventuali gruppi operativi (ove si ritenga necessaria la presenza dell’educatore).
E’ una figura introdotta per risolvere il problema della mancanza di risorse, e quindi tampone. Non è dunque la soluzione ottimale per gli alunni con disabilità, in quanto il cambio di educatore può non giovare agli alunni che soffrono di particolari disabilità psichiche e che sono particolarmente sensibili.
E’ stato già adottato a Casalecchio di Reno, ma è una soluzione, con cui il comune giustifica la sua ritrosia ad investire risorse sull’insegnamento di sostegno, per cui s’inventa la figura dell’educatore di plesso, un Jolly in parole povere.
Solo i minori con disabilità gravi avranno diritto a ore educative individuali mentre tutti gli altri (medio/gravi, medio/lievi, lievi, ma anche DSA e BES), avranno a disposizione una manciata di ore che verranno gestite da questa figura educativa, che non avendo il dono dell’ubiquità né i superpoteri non potrà ovviamente sopperire a tutti i bisogni, diversi per disabilità, età e specificità di ogni bambino.
Inoltre gli educatori di plesso non compilano una relazione educativa, nè iniziale nè finale, azzerando lo “storico” del bambino, eliminando in questo modo la possibilità di lasciare traccia del suo percorso, del lavoro svolto e delle sue peculiarità. Gli educatori di plesso allegano soltanto una “scheda progetti” al PEI di quei bambini certificati che partecipano ai progetti di plesso.
IN DEFINITIVA
Dal presente programma, almeno per l’aspetto che riguarda la disabilità, si preannuncia unicamente la prosecuzione dei servizi già avviati.
Per le persone con disabilità adulta del paese si prospettano dunque altri 5 anni di immobilismo nelle politiche sociali, senza alcuna progressione nell’ampliamento dei diritti sociali.
Le Liste civiche di altri Comuni, fanno leva, in campagna elettorale sulla necessità di assicurare maggiori misure per garantire e rendere effettiva l’autonomia dei disabili, Democratici per Pieve invece non si sbilancia, dimostrando in questo caso una chiusura mentale che porta ad un effettiva arretratezza delle politiche sulla disabilità.
Forti criticità in questi anni sono state rilevate sui bandi pubblici e sulla gestione associata dei servizi alla persona affidata all’Unione Reno Galliera, nessun accenno su tali aspetti è grave, esistono infatti discrasie e storture con altri Comuni della Città Metropolitana che andrebbero eliminate.
Tale situazione si protrae da diversi anni e dalla brochure all’orizzonte non si intravede alcun cambiamento; d’altronde la scelta di candidare come consiglieri, persone che hanno da sempre ricoperto posizioni apicali nella gestione della disabilità e del sociale, denota sicuramente una politica di prosecuzione con quello che è stato fatto fino ad ora.
Bisogna essere consapevoli che per rispondere alle crescenti esigenze di assistenza e far fronte all’invecchiamento della popolazione i paesi del Nord Europa stanno abbandonando il modello di un welfare sanitario, a favore di un Welfare Di Comunità.
Parola d’ordine è rendere l’assistenza più flessibile, meno onerosa, ma soprattutto capace di valorizzare la persona mantenendola il più a lungo possibile nel suo ambiente di vita, attraverso l’adozione di politiche che aumentino il sostegno all’assistenza domiciliare e all’ospedalizzazione domiciliare.